L’implantologia a due fasi (detta anche “con lembo”) è utilizzata per inserire gli impianti dentali (od anche uno solo di essi) all’interno dell’osso mascellare o mandibolare del paziente e lasciarli integrare senza caricarli con la protesi. Solo in un secondo momento (seconda fase), a distanza di almeno 3 mesi dal primo intervento implantologico, le viti vengono scoperte ed il manufatto protesico agganciato ad esse.

Per realizzare ciò, il dentista utilizza il bisturi per incidere la gengiva, appunto creando il lembo da cui il nome della tecnica, procedere con lo scollamento di quest’ultima per esporre l’osso (ecco perché la procedura implantare qui in esame è detta anche “a cielo aperto” poiché il clinico può vedere direttamente il campo operatorio).

Solo a questo punto è possibile continuare, con le particolari frese di diametro sempre crescente, per realizzare il sito di alloggiamento dell’impianto dentale in titanio.

Come si svolge l’intervento ?

Prima fase

Prima che l’odontoiatra metta le mani in bocca al paziente e prima ancora che questi si sieda sulla poltrona del dentista è necessario che si sottoponga ad adeguata copertura farmacologica (antibiotici) per evitare infezioni nel periodo post operatorio.

Nel momento in cui si inizia con l’incisione a mezzo bisturi, lo stress per i tessuti è immediatamente immaginabile ed esso cresce durante la creazione dei fori all’interno dell’osso per culminare quando l’odontoiatra chiude il lembo creato e lo unisce al resto dei tessuti a mezzo della sutura.

Durante il primo intervento che caratterizza l’implantologia a due fasi, a causa proprio del tipo di tecnica, il sanguinamento sarà inevitabile poiché tessuti vivi e quindi irrorati da vasi sanguigni sono stati inevitabilmente recisi.

Periodo post operatorio

Dopo il trattamento, il paziente può tornare a casa ma sarà soggetto a disagi più o meno importanti quali ad esempio:

  • ematoma;
  • edema;
  • impossibilità di mangiare cibi solidi per i primi periodi;
  • maggior dolore o sensazione di fastidio persistente rispetto all’implantologia transmucosa;
  • punti di sutura derivanti dall’utilizzo del bisturi;
  • maggior rischio di infezione post operatorio poiché i tessuti sono stati esposti a potenziali attacchi batterici e continuano ad esserlo (anche se in misura nettamente inferiore) per la presenza di micro fessure tra il lembo creato e la contigua parte di tessuto molle ed anche per la presenza del filo di sutura che attraversa i tessuti stessi.

Seconda fase

Trascorsi alcuni mesi necessari affinché l’osso possa integrare gli impianti in titanio inseriti o, più propriamente, affinché avvenga l’osteointegrazione senza che gli impianti stessi e la struttura ossea ad essi collegata debba supportare i carichi masticatori, il paziente si reca nuovamente presso la clinica odontoiatrica per sottoporsi all’ultima parte  dell’implantologia a due fasi.

Durante la seconda fase l’odontoiatra procede ad una nuova incisione per scoprire gli impianti e collega ad essi i nuovi denti o la protesi fissa totale o parziale (per protesi fissa parziale si intende un ponte od un ponte circolare su impianti).

Tra le due fasi ce ne sono di intermedie come ad esempio la presa delle impronte dentali e la contestuale costruzione della protesi da parte del laboratorio odontotecnico ma abbiamo voluto saltare la parte puramente tecnica per non annoiare il lettore e per permettere a quest’ultimo di seguire meglio la sequenza veramente importante che è incentrata sulla tecnica dell’implantologia a due fasi).

In definitiva, l’implantologia a due fasi è valida tanto quanto lo è quella transmucosa e gli impianti in titanio inseriti sono della stessa qualità solo che la procedura a due fasi è più invasiva rispetto all’altra e costringe il paziente a lunghi periodi di disagio.

Nei casi in cui però il dentista ravvisi la necessità di integrazione ossea o di rialzo del seno mascellare, la tecnica a lembo è l’unica strada percorribile.

Qual è il costo dell’implantologia a due fasi ?

Il potenziale paziente, avendo letto la descrizione delle due differenti tecniche e pensando alla imprescindibile tecnologia che accompagna il dentista passo per passo durante la messa in opera della tecnica transmucosa unitamente al carico immediato, potrebbe essere erroneamente arrivato alla conclusione che la procedura qui descritta sia meno costosa.

Purtroppo non è così. L’implantologia a due fasi risulta non solo più invasiva ma anche più costosa poiché il dentista deve operare due volte quindi il paziente è costretto a pagare due volte il prezzo della prestazione del clinico e dei suoi collaboratori oltre ai presidi chirurgici utilizzati e due volte le cure post operatorie.

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