Il tasso di fallimento degli impianti dentali è molto basso, intorno al 2, 3%.

Tra tutti coloro che pensano all’implantologia per sostituire i denti persi, solo 2 persone su 100 potrebbero andare incontro a problemi di cui, la maggior parte, imputabile più alla scarsa igiene dentale che ad altri motivi.

In ogni caso, il dentista potrà sempre rimediare inserendo una nuova vite in titanio.

Le principali cause dell’insuccesso della riabilitazione implantare sono le seguenti:

mancata osteointegrazione (la superficie dell’impianto non viene integrata nell’osso), infezione perimplantare (dovuta a scarsa igiene dentale domiciliare), scorretto carico degli impianti, carico prematuro e/o bruxismo (digrignamento dei denti).

Fallimento a causa di infezione perimplantare

Le persone che hanno sostituito i loro denti naturali con soluzioni implanto-protesiche non devono più preoccuparsi della carie ma devono comunque mantenere un’ottima igiene orale.

Le patologie che colpiscono le gengive ed il parodonto sono le stesse sia per chi ha i denti sia per chi li ha sostituiti con manufatti protesici.

Se l’igiene orale quotidiana non è mantenuta, la placca si deposita sulle gengive ed in prossimità delle emergenze delle viti in titanio.

A lungo andare, l’infiammazione provocata dalla placca non rimossa si propaga dalle gengive ai tessuti sottostanti.

Quando la patologia è arrivata all’osso, siamo in presenza di perimplantite che provoca il riassorbimento del tessuto duro che circonda l’impianto.

Mancando il giusto sostegno, la vite non può supportare la protesi durante le sollecitazioni meccaniche (masticazione) quindi l’impianto cade (fallisce).

Per scongiurare l’insuccesso della riabilitazione implantare è bene recarsi dal dentista per i normali controlli almeno una volta ogni 6 mesi.

Durante la visita, il dentista smonta la struttura protesica ed effettua la pulizia professionale appositamente studiata per chi si è sottoposto ad interventi di implantologia.

Fallimento per mancata osteointegrazione

L’osteointegrazione è il processo che inizia subito dopo l’inserimento delle viti in titanio nei mascellari (mandibola o mascella).

Le cellule chiamate osteoblasti cominciano a produrre nuovo tessuto osseo intorno alle spire o filettatura dell’impianto per imprigionarlo e renderlo stabile.

Per il completamento dell’osteointegrazione è necessario attendere circa 3 mesi per le viti inserite nell’arcata superiore (mascella) e 6 mesi per quella inferiore (mandibola).

In casi estremamente rari è possibile che tale processo non si inneschi oppure che non sia sufficiente e questo causa il fallimento dell’impianto dentale.

E’ sempre possibile ripetere l’inserimento di un nuovo impianto immediatamente oppure dopo la guarigione dei tessuti.

Scorretto carico degli impianti

In normali condizioni di salute, quando chiudiamo la bocca, tutti i denti combaciano con gli antagonisti nello stesso momento.

Quando, invece, alcuni denti arrivano a toccare gli omologhi in anticipo sugli altri, si verifica il precontatto occlusale che determina la malocclusione.

Durante la progettazione della protesi e dell’intervento per inserire gli impianti dentali, il dentista deve ricreare le condizioni per il corretto equilibrio occlusale.

In altre parole, con la protesi in sede nessun dente deve toccare il suo antagonista in anticipo.

Se ciò accade, il punto di precontatto determina delle forti sollecitazioni che provocano il riassorbimento dell’osso sottostante.

La diminuzione della quantità di osso destabilizza l’impianto che è destinato a cadere.

Fallimento per bruxismo

Il bruxismo consiste nel serrare e digrignare i denti durante il sonno e/o durante la veglia.

I ripetuti micromovimenti ostacolano il processo di integrazione tra la vite ed i tessuti circostanti.

Il risultato è un impianto dentale non perfettamente saldo in bocca quindi destinato, prima o poi, a cedere.

La soluzione al problema del bruxismo è quella di avviare la terapia per correggere il comportamento involontario del soggetto e, solo dopo, procedere con l’inserimento implantare e protesizzazione.

Carico prematuro

Caricare gli impianti senza che questi abbiano la stabilità necessaria a supportare la protesi durante la masticazione, porta inevitabilmente al fallimento degli impianti. Vediamo perché.

Negli ultimi anni si è fatta strada una nuova tecnica definita implantologia a carico immediato che comporta notevoli vantaggi.

Il paziente che può essere sottoposto al carico immediato non deve aspettare il periodo di osteointegrazione prima di poter riavere i denti in bocca e tornare a sorridere e mangiare con naturalezza.

Per poter procedere con il carico immediato, però, il ricevente deve avere la giusta quantità e qualità di osso mascellare che permetta la stabilità immediata dell’impianto.

Parliamo della stabilità primaria ovvero la stabilità che l’impianto possiede nel momento stesso in cui è inserito nell’osso, prima che inizi l’osteointegrazione.

Se tale stabilità non c’è e la protesi viene ugualmente ancorata agli impianti, si parla di carico prematuro ed il risultato è il fallimento di tutta la riabilitazione.

Il carico prematuro della protesi sulle viti non permette a queste di saldarsi ai mascellari a causa dello stress a cui sono costantemente sottoposte.

Fallimento estetico

Si verifica quando i tessuti gengivali non tornano a circondare il dente dopo che gli impianti sono stati inseriti.

Tale problematica si riscontra soprattutto con la riabilitazione implantare che utilizza un ponte circolare completo senza gengiva finta.

In questo caso, i denti protesici escono direttamente dalle gengive naturali del paziente.

Ovviamente, se i tessuti gengivali non tornano in posizione corretta dopo l’intervento, alcune parti metalliche od ossee potrebbero risultare visibili compromettendo notevolmente l’estetica e rivelando il ricorso all’implantologia.

Per evitare il fallimento estetico, il dentista deve preventivare il comportamento delle gengive e delle papille.

In alcuni casi la soluzione al problema si trova negli innesti gengivali.

Controindicazioni in implantologia

Anche l’implantologia ha le sue controindicazioni ovvero situazioni di salute temporanee o croniche che aumentano le probabilità di fallimento degli impianti dentali

E’ sconsigliato eseguire l’inserimento di impianti quando:

  • si assumono farmaci anticoagulanti o immunosoppressori;
  • è in corso un’anemia;
  • c’è un calo delle difese immunitarie dovuto a trattamenti terapeutici o a patologie (HIV);
  • il paziente è sottoposto a terapia radiante (chemio terapia);
  • il ricevente è portatore di protesi valvolari cardiache ed ha alle spalle esperienze di endocarditi batteriche;
  • Il paziente è un forte fumatore (il fumo di sigaretta riduce enormemente l’apporto di ossigeno quindi il processo di guarigione e/o osteointegrazione risulterebbe fortemente ostacolato).
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